sabato 24 settembre 2011

LA (BELLA) FATICA DI INSEGNARE A CERCARE LA VERITÀ

di Sergio Fenizia
Pubblicato sul mensile Fogli, n. 362, ottobre 2010, pp. 10 e 11.

L’anno scolastico, il primo della riforma della scuola secondaria superiore, sta entrando nel vivo. Gli studenti che dovevano recuperare il debito formativo avranno fatto tesoro dell’esperienza, ora che finalmente è terminata la barzelletta dei nodi che non venivano mai al pettine.
Una barzelletta che poteva fare ridere i collezionisti (e gli acquirenti) degli strafalcioni degli scolari, ma che, invece, induceva insegnanti come Norma Stramucci, autrice di Lettera da una professoressa (ed. Manni, 2009), a scrivere ai suoi allievi e ai suoi colleghi: «E io troppi ragazzi vedo che la scuola ha rifiutato proprio promuovendoli. Negando loro il diritto di imparare. Se un anno non è bastato, è un diritto ripeterlo. Il fine non è il tuo diploma, è la sapienza».
Un piccolo librosfogo che fa apprezzare questa sorta di ritorno, ormai consolidato, ai vecchi esami di riparazione che erano stati aboliti dal ministro Francesco D’Onofrio con la legge n. 352 dell’8 agosto 1995.
Con l’anno scolastico, entreranno nel vivo anche i festeggiamenti per i 150 anni dell’unità d’Italia.
Per l’evento, senza precedenti, il MIUR ha attivato una serie di iniziative per un’adeguata commemorazione. Una nota del 27 luglio scorso riporta iniziative didattiche rivolte agli studenti per avvicinarli in questa cornice anche ai valori e ai princìpi della Carta costituzionale. I progetti, proposti alle scuole di ogni ordine e grado, sono svolti in collaborazione con la Camera dei deputati e con il Senato della Repubblica.
Non sono mancate e non mancheranno, però, voci fuori dal coro, alle quali, nel rispetto della libertà di espressione, è stato dato e sarà dato un certo spazio.
Ne citiamo una un po’ goliardica, da presentare con cautela agli studenti che non siano più che intelligenti.
Ci riferiamo ad alcuni brani tratti dal romanzo "Ma che c’entro io col traffico di droga? Se stavo facendo i compiti!" (ed. Mursia, 2009), di Gòrigus, pseudonimo di Giorgio del Lungo, fine autore di libri per adulti adatti anche ai ragazzi (i libri «per ragazzi» non ci entusiasmano). Il protagonista, Olmo, uno scolaro impegnato in una ricerca di storia, riflette tra sé, quasi parlando al lettore: «La cosa infatti era importante, perché da quel momento l’Italia era diventata finalmente una vera nazione unita e indipendente dagli stranieri. Un bel colpo! Roma, però, che era stata per tanti secoli centro del mondo, prima sotto gli imperatori e poi sotto i papi, si trovò a essere solo capitale del Regno d’Italia. Un regno nuovo nuovo, ultimo arrivato in Europa, con poca storia e poca potenza. Probabilmente gli sarà andato un po’ stretto... Tanto più che era un regno governato dalla massoneria, nemica di tutte le chiese e di tutti i papi. Beh, queste cose qua, intendiamoci, non erano scritte nella Guida del Touring. Le sapevo io, perché me le aveva spiegate mio nonno, che non aveva nessuna simpatia né per la monarchia dei Savoia né per la massoneria. E siccome io non sapevo nemmeno che cavolo fosse questa massoneria, mi aveva spiegato che è una potente società segreta internazionale, fondata in Inghilterra, nel Settecento.
Che, tra l’altro, aveva dato lei i soldi al re di Savoia, per la guerra contro il re di Sicilia e il papa. "Un’invasione contraria al diritto internazionale" mi diceva mio nonno, che era professore di Diritto. Anche se poi però era pure lui abbastanza anticlericale, nel senso che a lui i preti e i papi gli piacevano solo se erano santi. Era per questo, che quando poi gli chiesi se sarebbe stato meglio se tutto fosse rimasto come prima, mi rispose no, no, no! Che quell’invasione, senza volerlo, aveva fatto molto bene alla Chiesa... perché da allora in poi i papi avevano dovuto smettere di occuparsi di tasse, tribunali, lavori pubblici, e cose così... per dedicarsi al loro unico compito: fare più cristiano il mondo».
Per quanto poi riguarda l’«Eroe dei due mondi», Olmo confessa: «Nonostante tanti onori e celebrazioni, non mi era per niente simpatico quel tipo di eroe! Lo ammetto, ero molto influenzato da mio nonno e dai suoi libri di Storia. Lui diceva che i nostri libri di scuola “ci imbottivano il cervello di leggende da banda di paese”. E mi aveva fatto leggere invece i libri di Storia che aveva lui, quelli che a scuola non si studiavano. Nei libri di mio nonno la storia di Garibaldi non era tanto entusiasmante. Si parlava di una condanna per alto tradimento, di fuga in Brasile come mercenario, di servizio  su una nave pirata, di saccheggi, fughe [...] e persino di fucilazione dei contadini siciliani che resistevano all’invasione... Insomma, un avventuriero magari pieno d’iniziative, ma non tanto da imitare». L’esperienza di Olmo, che sperimenta il gusto e al contempo la difficoltà di una seria ricerca della verità, e che alimenta il desiderio di una reale autonomia rispetto alle mode culturali del tempo e del luogo in cui si vive, dovrebbe essere di ogni studente e dovrebbe stare a cuore a ogni insegnante.
In questa prospettiva, la progressiva transizione ai libri di testo on line o in versione mista, prevista a partire dall’anno scolastico 2011-2012, diminuisce i costi per le famiglie, ma richiede un ulteriore impegno da parte dei docenti. Infatti, con il crescere dell’accessibilità a un numero sempre più ampio di fonti, diventa urgente la necessità che i docenti sviluppino sensibilità e competenze che consentano loro di aiutare gli alunni a capire come e verso quali mete navigare nell’immenso mare delle informazioni di cui disporranno.

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