lunedì 16 aprile 2012

PROFUMO DI STORIE VERE & PULSANTI


di Sergio Fenizia
Pubblicato sul mensile Fogli, n. 379, marzo 2012, pp. 8-9

La dimensione narrativa dell’esistenza ha un fascino misterioso. Ogni persona, sin dalla più tenera età, sente il desiderio di raccontare in un modo o in un altro aspetti del proprio vissuto. E al contempo sperimenta un’attrazione per il racconto del vissuto autentico di altre persone.

Le modalità in cui si manifesta tale disposizione variano molto, e anche a scuola si notano parecchie differenze, tra alunni e alunne; ma anche tra persone dello stesso sesso, il temperamento di ciascuno caratterizza l’ampiezza e la profondità di ciò che si decide di condividere, l’intensità e sensibilità con cui si rappresentano le vicende o si ascoltano quelle degli altri. Ma il dato comune è che a tutti interessa questa dimensione della comunicazione umana.


Ne parliamo qui non per riferire degli studi che approfondiscono il tema da varie angolazioni: da quella psicologica a quella medica, da quella letteraria a quella cinematografica, per citarne solo alcune. Ne parliamo per fare eco a un’iniziativa nata nell’àmbito di quel settore della formazione che tende a valorizzare le dinamiche orizzontali e di autoformazione. Ci riferiamo al progetto «Storie di didattica – La scuola che si racconta», un’iniziativa del network di insegnanti, formatori ed educatori La scuola che funziona. Al momento in cui scriviamo, infatti, è imminente l’apertura (annunciata per metà febbraio) di un Portale dedicato al progetto all’indirizzo www.storiedididattica.it.

In verità, quando si sente parlare di progetti, in àmbito scolastico, l’immaginazione corre subito a insegnanti che cercano di arrotondare il magro stipendio con attività aggiuntive, pagate a parte. Attività che possono arricchire l’offerta formativa, ma che possono anche annacquarla, nei casi in cui distolgono – docenti o discenti – da quelle curriculari.

Diversamente dalla maggior parte dei classici progetti, finanziati nell’àmbito di Pon, Por, ecc., «Storie di didattica» non è rivolto agli alunni, né ai loro genitori, anche se entrambi ne beneficeranno indirettamente. I destinatari della proposta de La scuola che funziona sono gli stessi docenti, di ogni ordine e grado, dalla scuola materna alla secondaria, senza escludere le realtà formative per adulti e l’università. Docenti che abbiano il desiderio di raccontare un’esperienza didattica ritenuta significativa. Che vogliano condividere un momento della vita di classe, mettendo a disposizione di altri colleghi (o educatori in genere) la ricchezza di quanto hanno sperimentato, osservato, assorbito, assaporato, apprezzato… in anni di esperienza.


Nota peculiare dell’iniziativa è la gratuità. Lo staff che gestisce il progetto non percepire alcuna remunerazione. Si tratta di una dozzina di insegnanti, di varie città italiane. Per diversi mesi hanno collaborato attraverso la piattaforma messa a disposizione dal network ideato un paio d’anni fa da Gianni Marconato, psicologo e formatore, che coordina l’iniziativa. La supervisione scientifica è a cura di Giuseppe Tacconi, giovane professore dell’Università di Verona, Centro di Ricerca Educativa e Didattica (CRED).

Parlando con alcuni membri dello staff, si percepisce che il ritorno che ciascuno si attende dal proprio impegno è il piacere di collaborare a un progetto ritenuto valido, e di farlo insieme a colleghi motivati, rispettosi delle idee degli altri, disponibili a venirsi incontro per risolvere le comprensibili difficoltà di un progetto impegnativo, non in presenza, «portato avanti su base volontaria», come tiene a precisare l’ideatore.

«Storie di didattica» è un progetto di formazione e ricerca basato sulla narrazione della pratica professionale docente. Attraverso un apposito form, ogni insegnante può inviare le proprie narrazioni, che vengono pubblicate in un blog dedicato. Una sorta di «antologia “in progress” di storie autentiche», si legge nel comunicato, «vive e pulsanti, messe in rete al fine di promuovere la condivisione e il confronto tra docenti come strumento di autoformazione».

«In un periodo così problematico per la scuola, “Storie di didattica” rappresenta un’azione di resistenza creativa allo svilimento del ruolo dell’istruzione e dei docenti. La scuola che si racconta riflette sulle proprie criticità e valorizza il grande patrimonio di professionalità che altrimenti continuerebbe a restare chiuso dentro le aule».

Inutile dire che i racconti devono essere brevi, vengono pubblicati in modo anonimo, così da tutelare meglio la privacy degli alunni. Sul Portale appariranno i nomi delle autrici e degli autori dell’antologia, ma senza un collegamento con le rispettive storie. È prevista anche la possibilità di un servizio di «assistenza» per quanti desiderano raccontare, ma hanno qualche timore nel cimentarsi.

«Non abbiamo velleità letterarie, quindi pubblichiamo le storie così come vengono inviate dai rispettivi autori, purché rispondano allo scopo del progetto», ci dice con piglio sicuro una vivace collega dalla cadenza nordica, che non perde l’occasione per dire che «nello staff c’è ancora posto per chi volesse dare una mano».
 
I partecipanti «andranno a costruire una comunità di apprendimento in grado di andare oltre i confini e le restrizioni di tempo e di spazio di una interazione in presenza; in questo senso la sperimentazione della comunità virtuale costituisce una novità di rilievo». Marconato ci crede molto. E a chi gli chiede: come narrare, che cosa narrare? «Bisogna farlo», dice, «in modo immediato, denso, anche informale; descrivendo situazioni ed episodi della propria vita professionale, raccontando la relazione educativa, i metodi e le strategie dell’agire didattico; interessano storie di empatia, ma anche di conflitto».

Cari colleghi, auguri! Speriamo che possiate trovare nel Portale qualche storia in più anche grazie a queste righe.

4 commenti:

  1. Molto molto interessante questa iniziativa! Io sono un'appassionata di scrittura e credo che questa abbia sicuramente una funzione terapeutica. Credo che potrei raccontare la mia splendida esperienza di insegnamento in carcere.
    A presto!

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  2. Monica, sarebbe un contributo interessante!
    Per capire bene il taglio che interessa, a parte il resto delle notizie del Portale, ti consiglio di dare un’occhiata ai suggerimenti su “come narrare ai fini di questo progetto specifico”: http://www.storiedididattica.it/index.php/come-dovrei-narrare
    Casomai, il mio indirizzo e-mail è sergio.fenizia (at) gmail.com

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  3. Grazie mille, adesso trovo un attimo di calma e mi organizzo! Pensa che ho raccolto scritte tutte le mie impressioni sul carcere...mi sarebbe piaciuto farne un libro, o almeno un racconto!

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  4. Tenere traccia di ciò che si fa è molto utile: per fare meglio, per evitare di ripetere errori, ecc.

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Grazie del commento. Sarà pubblicato appena possibile.