lunedì 18 marzo 2013

L’EMBRIONE «UNO DI NOI»



di Sergio Fenizia
Pubblicato sul mensile Fogli, n. 390, febbraio 2013, pp. 8-9.

Chi avrebbe mai immaginato che si potesse configurare un’esclusione dal Concorso a cattedra per le donne in gravidanza?

Per quanto evidente appaia l’assurdità di una tale evenienza, c’è voluto un deputato messinese dell’Assemblea Regionale Siciliana per sollevare il caso. Nino Germanà, del Pdl, con una lettera successiva al 18 dicembre 2012, giorno in cui si sono svolte le prove preselettive, ha denunciato una palese violazione delle norme sulla parità di trattamento fra uomini e donne per quanto concerne l’accesso al lavoro. Infatti, il bando parla chiaro: la mancata presenza nel giorno e ora indicata per la prova comporta l’esclusione dei candidati.


«Occorre specificare», scrive Germanà, citato dal sito Orizzontescuola.it, «che le docenti interessate si sono rivolte alle sedi competenti, portando a conoscenza della loro particolare condizione i funzionari preposti della Direzione Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia che, in ottemperanza alle indicazioni e alle regole stabilite dal MIUR, hanno negato la possibilità non solo di presentare giustificazione per l’assenza, ma anche di prevedere un eventuale appello supplementare».

Una discriminazione di genere che non si può tollerare in un Paese democratico. Un’inaccettabile disparità di trattamento che pregiudica la scelta in favore della maternità. Su casi per certi versi analoghi sono intervenuti il TAR Calabria del 2010 e il TAR Lazio dell’ottobre del 2011. La questione, che al momento in cui scriviamo non è ancora risolta, è idealmente collegabile alla ricorrenza del 3 febbraio, XXXV Giornata nazionale per la vita, promossa dalla CEI, dal titolo «Generare la vita vince la crisi».

Nel 2013, il tema del diritto alla vita, che spesso viene trattato da insegnanti di scienze, di diritto o di filosofia, oltre che ai consueti concorsi per studenti, può essere associato all’educazione alla cittadinanza in modo del tutto speciale.

Infatti, tra le novità più importanti introdotte dal Trattato di Lisbona si annovera la cosiddetta «iniziativa dei cittadini» (art. 11 TUE e 24 TFUE) entrata in vigore il giorno 1° aprile 2012. Un istituto ritenuto idoneo a ridurre il cosiddetto deficit democratico: almeno un milione di cittadini di almeno 7 Stati membri possono chiedere alla Commissione di fare una determinata proposta di un atto giuridico alle altre istituzioni europee (Parlamento e Consiglio dei ministri).

Ebbene, alle ore 00.00 del 1° aprile 2012, primo giorno in cui era consentito avanzare una proposta, la prima adesione presentata era stata l’iniziativa «Uno di noi», sulla dignità e i diritti umani fin dal concepimento.

I promotori avevano voluto «simbolicamente mettere il timbro della vita su questo nuovo strumento di partecipazione democratica». Sostenitore dell’iniziativa è la Fondazione VitaNova. La raccolta delle firme, che può avvenire anche on-line, si concluderà il giorno 1° novembre 2013. Per informazioni: www.mpv.org e www.oneofus.eu.

Come sottolineano gli organizzatori, «la grande maggioranza dei problemi bioetici si concentra in una sola domanda: il concepito è un essere umano a pieno titolo? Valgono anche per lui i princìpi di eguaglianza e di solidarietà? Riconoscere nel concepito “uno di noi”, cioè un soggetto, non un oggetto, un fine, non un mezzo; una persona, non una cosa; è la risposta indispensabile per costruire una cultura della vita razionale, cioè tale da essere persuasiva per tutti, indipendentemente dalla loro fede religiosa».

Del resto la stessa «proclamazione dei diritti umani è priva di senso se non è conosciuto il soggetto che ne è il titolare. Il principio di eguaglianza è contraddetto se è possibile la discriminazione tra categorie di esseri umani».

Un aspetto di particolare interesse per gli studenti più grandi è che il quesito presentato da «Uno di noi» cita il caso Brüstle-Greenpeace, una vicenda giudiziaria conclusa con la sentenza della Corte di Giustizia europea del 18 ottobre 2011.

«Oliver Brüstle è un ricercatore tedesco che aveva chiesto il brevetto per una invenzione a suo dire terapeutica, che partiva dalla utilizzazione di cellule staminali embrionali e quindi che presupponeva la distruzione di embrioni. Nel 1997 Brüstle», sintetizzano i promotori, «aveva ottenuto il brevetto, ma nell’anno successivo l’Unione europea aveva approvato la direttiva n. 44/98 che proibiva di brevettare invenzioni utilizzanti embrioni umani. Su richiesta di Greenpeace un Tribunale tedesco specializzato aveva annullato il brevetto e, giunto il processo dinanzi alla Corte d’Appello, questa ha richiesto alla Corte europea di giustizia, che ha sede a Lussemburgo, di precisare che cosa si debba intendere “per embrione”. La decisione della Corte – organo giudiziario dell’Unione europea – ha stabilito che è embrione “qualunque ovulo umano fin dalla fecondazione, qualunque ovulo umano non fecondato in cui sia stato impiantato il nucleo di una cellula umana matura e qualunque ovulo umano non fecondato che, attraverso partenogenesi, sia stato indotto a dividersi e a svilupparsi”».

Come sottolineano i promotori, «la Corte europea di giustizia non va confusa con la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) che ha sede a Strasburgo, che è organo del Consiglio d’Europa, non dell’Unione europea e che ha poteri meno vincolanti della Corte di giustizia di Lussemburgo, che, invece, è organo dell’Unione europea. Ecco perché il quesito dell’iniziativa “Uno di noi” richiama la sentenza Brüstle-Greenpeace: per far capire che la richiesta dei cittadini europei non è assurda e che il principio stabilito dalla Corte europea di giustizia non può ritenersi limitato al diritto brevettale, ma deve valere in tutto il campo del diritto europeo».
 
Una grande gioia di questi giorni? Essere avvicinato da uno studente del mio liceo e vedermi proporre questa iniziativa, che può essere sostenuta da qualunque cittadino che abbia compiuto i 18 anni, salvo in Austria, dove ne bastano 16. Una circostanza, quest’ultima, che costituisce un richiamo a non rinviare il momento in cui aiutare gli studenti a divenire consapevoli del valore della vita umana.

2 commenti:

  1. Ciao Sergio, se ne vedono tante di queste ingiustizie! Una mia collega con tanto di pancione e prossima a partorire era iscritta al mio stesso corso abilitante già prima del concepimento, quindi era arrivato l'inizio del corso e lei era lì lì per entrare in ospedale. Non aveva sconti di alcun genere, e quando era sicura la presenza di un docente che faceva l'appello uno a uno per 175 persone... imperterrita doveva fare su due piani di scale e correre a firmare puntuale sennò le saltava l'ora accumulando assenze. Non c'è stato verso di fare insurrezione!!! Che dire poi del mio 'partorire' a distanza essendo mamma adottiva: stesso corso... alla mia richiesta di poter presentare documentazione al fine di assentarmi per partire in Ucraina per l'adozione dei miei figli, mi fu detto con arroganza dal docente responsabile di tali corsi che non c'era documentazione presentabile contemplata per tali occasioni. Mi rivolsi all'avvocato dell'ufficio addetto, che legalmente supportava noi docenti, e mi disse che nemmeno nel decreto del corso era contemplata un'assenza per parto o, nel mio caso, adozione, come se alle persone non potesse succedere di tutto nel frattempo, dal momento che il corso era partito dopo quasi due anni dall'iscrizione. La conclusione? Io partii sperando in vacanze pasquali e festività varie per non accumulare assenze, la mia collega partorì e fummo tutte invitate (pensa!) a barare finché si poteva, eravamo 175 nei primi due mesi, potevamo 'giocare' sulle assenze fattibili e le presenze fantasma!!! E sceme noi che volevamo essere oneste, perché di sicuro non c'era nessuna furbata dietro il divenire madri!!! Tant'è vero che poi sconti non ce ne furono per nessuna, sgobbammo con figli piccoli anche al seguito (chi in fondo all'aula ad allattare, chi come me si portava un bambino per non lasciarne due ai nonni. Il mio corso sembrava una nursery, con tanto fastidio per i dottoroni), dando esami come matte studiando di notte, e (fastidio per fastidio) prendendo anche il massimo! Questo purtroppo è anche il nostro Paese: la Vita non è stata mai tutelata, e non c'è nessuna agevolazione per chi la genera!
    Colgo l'occasione dell'articolo per farti gli auguri di Buona Vita, di Buona Pasqua di Resurrezione. Potessimo risorgere sotto tanti punti di vista! Un abbraccio: Maria Rita

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    1. Ciao Maria Rita. Grazie del commento e degli auguri. Recentemente una famiglia numerosa è andata in vacanza in una località alpina di una Regione che adotta politiche favorevoli alla famiglia (e quindi, indirettamente, alla vita): se non ho capito male, hanno alloggiato pagando (poco) soltanto per padre, madre e primi due figli, gli altri figli sono stati ospitati gratis (cioè a spese della comunità - come è giusto che sia). Auguri anche a te per una santa Pasqua.

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