lunedì 29 agosto 2011

QUANDO (& COME) I “GIORNALI D’ISTITUTO” RACCONTANO...

di Sergio Fenizia
Pubblicato sul mensile Fogli, n. 357, maggio 2010, pp. 8-9.

La vita di una scuola ha una ricchezza quasi inesauribile, perché in un certo senso è la risultante delle vite di quanti ci lavorano, di quanti vi apprendono, di quanti a essa affidano i propri figli: docenti, studenti, personale non docente, genitori.

La vita di una scuola è presente nella mente e nel cuore di chi la conosce, e da questo punto di vista può apparire tanto varia quante sono le persone che la tengono presente nel proprio immaginario. Ma esiste un luogo in cui queste vite, le vite delle tante scuole – a volte molto diverse – trovano una loro oggettivazione, se non altro nella descrizione che ne viene offerta.

Mi riferisco ai siti web, che ormai sempre più numerosi fioriscono nella Rete e che, però, sono soprattutto il biglietto da visita di un’istituzione, ma penso anche ai più tradizionali giornali scolastici che, grazie alla maggiore diffusione di strumenti tecnologici, oggi vengono sfornati con una spesa ragionevole (e con molta buona volontà da parte di qualche docente) anche su carta patinata e con grafica accattivante.

Sotto questo profilo, la diffusione di certi standard «estetici» riporta in primo piano la questione del contenuto, che in linea di massima non è cambiato. Di solito è il racconto, appunto, della vita della scuola attraverso eventi e commenti che offrono un’immagine delle dinamiche, delle idee, delle aspettative di chi ne utilizza locali e risorse.

Rinviando ad altra occasione il tema delle pagine web, in queste righe offriamo qualche spunto per rendere più efficace uno strumento cartaceo che facilmente passa di mano in mano e che può anche essere una buona palestra.

Si potrebbe iniziare col chiedersi a quali aspettative (e di quali lettori) il giornale deve rispondere. Poiché sarà sfogliato soprattutto da alunni, genitori e professori, converrà domandarsi che cosa vi cercherà ciascuno di loro. 

Troveranno spazio nelle sue pagine resoconti di visite e di viaggi d’istruzione, corredati da fotografie di volti sorridenti (con un occhio alle norme sulla privacy).

Non mancherà una poesia (semplice, ma non banale), un racconto, la cronaca di una conferenza, la recensione di siti web, libri, videogiochi, prodotti musicali e tanto altro ancora. Il tutto con articoli brevi, introdotti da titoli non generici, in una giusta armonia di spazi e di corpo dei caratteri. 

Questa sezione del giornale scolastico può essere gestita in modo autonomo dagli studenti, se si tratta di una scuola media o di un liceo, ma sarà sempre necessaria la presenza (quanto più discreta, meglio) di un insegnante che ricordi le scadenze e incoraggi a rivedere la forma e il contenuto dei testi. Nel caso di una scuola primaria il discorso è differente perché gli alunni, anche quelli più grandi, di solito non possiedono ancora la capacità di individuare da soli i temi e le prospettive che possano risultare di interesse generale.

Un’altra sezione potrà invece essere a carico di genitori e di insegnanti, indistintamente. La scelta dipenderà dal messaggio che si desidera inviare o dalla partecipazione maggiore o minore che si vuole promuovere tra i genitori. 

Ottenere che un collega scriva un articolo può essere difficile, ma alla fine incontrandosi ogni giorno ci si riuscirà. Con un genitore è meno semplice ma è più utile per la coralità del prodotto e per l’immagine della comunità educante che si darà all’esterno. I genitori dovrebbero farne parte a pieno titolo ed è ragionevole che la loro voce trovi spazio in un organo informativo che aspira a raccontare la vita della scuola.

Questa sezione del giornale potrà ospitare anche articoli «seri», alcuni dei quali anche a firma di qualche studente (ce ne sono molti che dimostrano adeguate capacità già dai primi anni del liceo). Si tratterà di articoli che potranno affrontare argomenti caldi che sono oggetto di pubblico dibattito, ma in questi casi sarà utile scegliere un taglio specifico che renda interessante la lettura anche per chi sullo stesso argomento potrebbe attingere a fonti più autorevoli.

Un caso concreto, per esempio, è il best seller Bianca come il latte rossa come il sangue, romanzo fresco che ha il sapore della vita vera. Poiché il protagonista è un adolescente, nei giornali di alcune scuole molti ragazzi hanno fatto a gara per commentare un libro che sentivano finalmente «loro». Per alcuni giovani redattori l’articolo ha richiesto un certo impegno, come nel caso che ci è capitato tra le mani di un liceale conterraneo del giovane romanziere, che è riuscito addirittura a intervistarlo.

Un altro caso concreto è l’attacco mediatico orchestrato contro papa Benedetto XVI, ma il cui fine ultimo è il tentativo di sradicare dalla cultura occidentale una visione trascendente della vita. Ebbene, tra le ultime settimane di marzo e le prime di aprile non c’è stato corridoio o sala professori di scuola italiana in cui non sia giunta l’eco di commenti rammaricati per questa vicenda.

Pare quindi naturale che trovino spazio anche in un giornale scolastico articoli che, per esempio, commentino o divulghino sotto una prospettiva educativa le parole con cui l’onorevole Marcello Pera spiega che «è in corso una guerra [...] fra il laicismo e il cristianesimo».

Si potrà con l’occasione evidenziare che certo giornalismo emerso in questi frangenti non può certo essere il modello a cui i giornali d’istituto possano ispirarsi e che la realtà che ci raccontano i mass media a volte è un po’ diversa da quella in cui viviamo.

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