mercoledì 27 febbraio 2013

ON - LINE NON BASTA



di Sergio Fenizia
Pubblicato sul mensile Fogli, n. 389, gennaio 2013, pp. 8-9

Nei rapporti scuola-famiglia «il contatto diretto, personale, non va abbandonato ». Non c’è dubbio. Non c’è sviluppo tecnologico che tenga. Angela Nava, presidente del Coordinamento genitori democratici, ha detto ciò che molti hanno pensato di fronte alla preoccupazione suscitata dall’obbligatorietà dell’iscrizione on-line per l’anno scolastico 2013-2014, da formalizzare tra i 21 gennaio e il 28 febbraio prossimi.

In verità, già da un anno, con il progetto del MIUR «Scuola in chiaro», era prevista la possibilità che le famiglie procedessero all’iscrizione dei propri figli nelle scuole scelte anche online, ma la domanda andava comunque perfezionata in segreteria.

Per chi è alle rese con le novità, previste dalla legge n. 135 del 7 agosto 2012, è stata comunque predisposta un’apposita pagina web all’indirizzo www.iscrizioni.istruzione.it dove, oltre alla lettera del Ministro Francesco Profumo indirizzata alle famiglie, è possibile consultare una brochure e uno spot RAI che aiutano a orientarsi: registrazione, ricerca della scuola desiderata, compilazione del modulo di iscrizione, suo inoltro ecc. Per chi non ha un computer o ha difficoltà nell’utilizzarlo, a quanto pare, sarà sempre possibile recarsi nella segreteria dell’istituto prescelto, dove riceverà adeguata assistenza.

Sottolineare l’importanza del contatto diretto e personale, è un’esigenza sentita soprattutto da quanti temono (forse eccessivamente) il rischio che la progressiva, sempre maggiore informatizzazione di varie dimensioni scolastiche possa condurre a una spersonalizzazione delle relazioni. Registri con dati sulla presenza e sui risultati di interrogazioni e verifiche scolastiche aggiornati in tempo reale, consultabili dai genitori in ogni momento tramite un monitor, senza la mediazione della parola di un docente ecc. Scenari che possono apparire inquietanti…

Va ricordato, però, che anche in questo campo il vero problema non sta nell’arginare le incessanti innovazioni, quanto piuttosto nel gestirle in modo umano e nell’educare gli utenti a usare gli strumenti tecnologici senza perdere di vista la ragion d’essere della loro esistenza, della loro introduzione nelle dinamiche scolastiche.

Infatti, il fine per il quale essi vengono utilizzati, almeno in linea teorica, non è quello di risparmiare tempo e risorse. Questo costituisce un mezzo. Un mezzo per poter migliorare complessivamente proprio le relazioni tra le persone, non certo per sostituirle e per dedicare il tempo e le risorse a chissà che cos’altro. Ovviamente, occorre una intenzionalità costante per non perdere di vista l’obiettivo. Inoltre, non va dato per scontato che tale lavoro educativo sia facile, o sia alla portata di chiunque.

Come ha sottolineato l’americano Jonah Lynch ne Il profumodei limoni, la disponibilità di certi strumenti induce a una vita iperveloce, che rischia di inaridire aspetti importanti della nostra relazionalità rendendoci a volte incapaci di profondità. Non è del tutto vero – sottolinea Lynch – che gli strumenti siano sempre neutri, indifferenti, e che la bontà o meno risieda solo nell’utilizzo che se ne fa. L’esperienza insegna che gli strumenti non sono tutti uguali, che alcuni di essi rendono più facili o più difficili certi comportamenti.

Sarebbe ingenuità, per esempio, ritenere che la sovrabbondanza o l’immediatezza delle informazioni sul rendimento scolastico dei figli sia, di per sé, un aiuto per comprenderne lo sviluppo intellettivo, volitivo e affettivo. Senza la necessaria mediazione dei docenti e senza un rapporto personale il rischio dell’insuccesso educativo è dietro l’angolo.

Oggi, per informarsi sulla (teorica) offerta formativa degli istituti, sulle loro attività, sui servizi, sui docenti, basta cliccare, sul sito del Miur, la sezione «Scuola in chiaro». Molti genitori diligenti hanno utilizzato certamente anche i siti internet delle varie scuole per farsene un’idea. I più responsabili, però, si sono anche «scomodati» per andare di persona, e più di una volta, nell’istituto che hanno scelto. Hanno parlato con il dirigente e con vari professori, hanno assistito a vari incontri di presentazione e così via.
Nessun genitore rinuncerebbe con leggerezza al contatto diretto, personale, per quanto avanzate siano le opportunità tecnologiche.

A proposito di nuove tecnologie, bisogna sottolineare l’iniziativa da apripista della Regione Lombardia. Come riportato da Il Giornale.it, i risultati del progetto «Generazione Web Lombardia», fortemente voluto dall’assessore regionale all’Istruzione, Valentina Aprea, hanno visto il coinvolgimento di «331 autonomie scolastiche, 1.398 classi, 32.325 studenti». «Quest’iniziativa», ha spiegato Aprea, «ha permesso alle classi lombarde aderenti di adottare strumenti tecnologici per le lezioni. Oltre 30.000 studenti hanno potuto dire addio ai libri su supporto cartaceo».

"dalla libertà scolastica  
(che non può prescindere dalla dimensione economica)  
dipende il futuro dell’educazione"
 
Nei mesi scorsi, la Regione Lombardia si è messa in evidenza anche grazie alla cosiddetta «Dote scuola», confermando e rafforzando quella che, a giudizio del noto mensile Tuttoscuola, «si può ritenere la più concreta e consistente forma di buono scuola – nella variante però del “buono studio” – realizzata in Italia». Il sistema prevede «varie forme di aiuto, per un importo complessivo di 81 milioni di euro». I beneficiari sono studenti delle scuole statali e paritarie. In quest’ultimo caso, per le famiglie con reddito Isee inferiore a 30.000 euro vengono introdotte quattro fasce di reddito. «Agli studenti disabili che frequentano una scuola paritaria continua a essere erogato un contributo annuale di 3.000 euro, a prescindere dal reddito. Sono anche previste Doti per il merito. Bene la Lombardia, ma le altre Regioni?».

Con piacere facciamo eco a Tuttoscuola e ricordiamo ai nostri politici che, se è vero che dall’educazione dipende il nostro futuro, dalla libertà scolastica (che non può prescindere dalla dimensione economica) dipende il futuro dell’educazione.

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