di Sergio Fenizia
Pubblicato sul mensile Fogli, n. 390, febbraio 2013, pp. 8-9.
Chi avrebbe mai immaginato che si potesse configurare
un’esclusione dal Concorso a cattedra per le donne in gravidanza?
Per quanto evidente appaia l’assurdità di una tale
evenienza, c’è voluto un deputato messinese dell’Assemblea Regionale Siciliana
per sollevare il caso. Nino Germanà, del Pdl, con una lettera successiva al 18 dicembre
2012, giorno in cui si sono svolte le prove preselettive, ha denunciato una palese
violazione delle norme sulla parità di trattamento fra uomini e donne per quanto
concerne l’accesso al lavoro. Infatti, il bando parla chiaro: la mancata presenza
nel giorno e ora indicata per la prova comporta l’esclusione dei candidati.
«Occorre specificare», scrive Germanà, citato dal sito
Orizzontescuola.it, «che le docenti interessate si sono rivolte alle sedi
competenti, portando a conoscenza della loro particolare condizione i
funzionari preposti della Direzione Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale
per la Sicilia che, in ottemperanza alle indicazioni e alle regole stabilite
dal MIUR, hanno negato la possibilità non solo di presentare giustificazione per
l’assenza, ma anche di prevedere un eventuale appello supplementare».
Una discriminazione di genere che non si può tollerare in un
Paese democratico. Un’inaccettabile disparità di trattamento che pregiudica la
scelta in favore della maternità. Su casi per certi versi analoghi sono
intervenuti il TAR Calabria del 2010 e il TAR Lazio dell’ottobre del 2011. La
questione, che al momento in cui scriviamo non è ancora risolta, è idealmente collegabile
alla ricorrenza del 3 febbraio, XXXV Giornata nazionale per la vita, promossa dalla
CEI, dal titolo «Generare la vita vince la crisi».
Nel 2013, il tema del diritto alla vita, che spesso viene
trattato da insegnanti di scienze, di diritto o di filosofia, oltre che ai
consueti concorsi per studenti, può essere associato all’educazione alla
cittadinanza in modo del tutto speciale.

Ebbene, alle ore 00.00 del 1° aprile 2012, primo giorno in
cui era consentito avanzare una proposta, la prima adesione presentata era
stata l’iniziativa «Uno di noi», sulla dignità e i diritti umani fin dal
concepimento.
I promotori avevano voluto «simbolicamente mettere il timbro
della vita su questo nuovo strumento di partecipazione democratica».
Sostenitore dell’iniziativa è la Fondazione VitaNova. La raccolta delle firme, che
può avvenire anche on-line, si concluderà il giorno 1° novembre 2013. Per
informazioni: www.mpv.org e www.oneofus.eu.
Come sottolineano gli organizzatori, «la grande maggioranza
dei problemi bioetici si concentra in una sola domanda: il concepito è un
essere umano a pieno titolo? Valgono anche per lui i princìpi di eguaglianza e
di solidarietà? Riconoscere nel concepito “uno di noi”, cioè un soggetto, non
un oggetto, un fine, non un mezzo; una persona, non una cosa; è la risposta
indispensabile per costruire una cultura della vita razionale, cioè tale da
essere persuasiva per tutti, indipendentemente dalla loro fede religiosa».
Del resto la stessa «proclamazione dei diritti umani è priva
di senso se non è conosciuto il soggetto che ne è il titolare. Il principio di eguaglianza
è contraddetto se è possibile la discriminazione tra categorie di esseri
umani».
Un aspetto di particolare interesse per gli studenti più
grandi è che il quesito presentato da «Uno di noi» cita il caso Brüstle-Greenpeace,
una vicenda giudiziaria conclusa con la sentenza della Corte di Giustizia
europea del 18 ottobre 2011.
«Oliver Brüstle è un ricercatore tedesco che aveva chiesto
il brevetto per una invenzione a suo dire terapeutica, che partiva dalla
utilizzazione di cellule staminali embrionali e quindi che presupponeva la
distruzione di embrioni. Nel 1997 Brüstle», sintetizzano i promotori, «aveva
ottenuto il brevetto, ma nell’anno successivo l’Unione europea aveva approvato
la direttiva n. 44/98 che proibiva di brevettare invenzioni utilizzanti
embrioni umani. Su richiesta di Greenpeace un Tribunale tedesco specializzato
aveva annullato il brevetto e, giunto il processo dinanzi alla Corte d’Appello,
questa ha richiesto alla Corte europea di giustizia, che ha sede a Lussemburgo,
di precisare che cosa si debba intendere “per embrione”. La decisione della
Corte – organo giudiziario dell’Unione europea – ha stabilito che è embrione
“qualunque ovulo umano fin dalla fecondazione, qualunque ovulo umano non
fecondato in cui sia stato impiantato il nucleo di una cellula umana matura e
qualunque ovulo umano non fecondato che, attraverso partenogenesi, sia stato
indotto a dividersi e a svilupparsi”».
Come sottolineano i promotori, «la Corte europea di
giustizia non va confusa con la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) che
ha sede a Strasburgo, che è organo del Consiglio d’Europa, non dell’Unione
europea e che ha poteri meno vincolanti della Corte di giustizia di Lussemburgo,
che, invece, è organo dell’Unione europea. Ecco perché il quesito dell’iniziativa
“Uno di noi” richiama la sentenza Brüstle-Greenpeace: per far capire che la
richiesta dei cittadini europei non è assurda e che il principio stabilito
dalla Corte europea di giustizia non può ritenersi limitato al diritto
brevettale, ma deve valere in tutto il campo del diritto europeo».
Una grande gioia di questi giorni? Essere avvicinato
da uno studente del mio liceo e vedermi proporre questa iniziativa, che può essere
sostenuta da qualunque cittadino che abbia compiuto i 18 anni, salvo in
Austria, dove ne bastano 16. Una circostanza, quest’ultima, che costituisce un
richiamo a non rinviare il momento in cui aiutare gli studenti a divenire
consapevoli del valore della vita umana.
Ciao Sergio, se ne vedono tante di queste ingiustizie! Una mia collega con tanto di pancione e prossima a partorire era iscritta al mio stesso corso abilitante già prima del concepimento, quindi era arrivato l'inizio del corso e lei era lì lì per entrare in ospedale. Non aveva sconti di alcun genere, e quando era sicura la presenza di un docente che faceva l'appello uno a uno per 175 persone... imperterrita doveva fare su due piani di scale e correre a firmare puntuale sennò le saltava l'ora accumulando assenze. Non c'è stato verso di fare insurrezione!!! Che dire poi del mio 'partorire' a distanza essendo mamma adottiva: stesso corso... alla mia richiesta di poter presentare documentazione al fine di assentarmi per partire in Ucraina per l'adozione dei miei figli, mi fu detto con arroganza dal docente responsabile di tali corsi che non c'era documentazione presentabile contemplata per tali occasioni. Mi rivolsi all'avvocato dell'ufficio addetto, che legalmente supportava noi docenti, e mi disse che nemmeno nel decreto del corso era contemplata un'assenza per parto o, nel mio caso, adozione, come se alle persone non potesse succedere di tutto nel frattempo, dal momento che il corso era partito dopo quasi due anni dall'iscrizione. La conclusione? Io partii sperando in vacanze pasquali e festività varie per non accumulare assenze, la mia collega partorì e fummo tutte invitate (pensa!) a barare finché si poteva, eravamo 175 nei primi due mesi, potevamo 'giocare' sulle assenze fattibili e le presenze fantasma!!! E sceme noi che volevamo essere oneste, perché di sicuro non c'era nessuna furbata dietro il divenire madri!!! Tant'è vero che poi sconti non ce ne furono per nessuna, sgobbammo con figli piccoli anche al seguito (chi in fondo all'aula ad allattare, chi come me si portava un bambino per non lasciarne due ai nonni. Il mio corso sembrava una nursery, con tanto fastidio per i dottoroni), dando esami come matte studiando di notte, e (fastidio per fastidio) prendendo anche il massimo! Questo purtroppo è anche il nostro Paese: la Vita non è stata mai tutelata, e non c'è nessuna agevolazione per chi la genera!
RispondiEliminaColgo l'occasione dell'articolo per farti gli auguri di Buona Vita, di Buona Pasqua di Resurrezione. Potessimo risorgere sotto tanti punti di vista! Un abbraccio: Maria Rita
Ciao Maria Rita. Grazie del commento e degli auguri. Recentemente una famiglia numerosa è andata in vacanza in una località alpina di una Regione che adotta politiche favorevoli alla famiglia (e quindi, indirettamente, alla vita): se non ho capito male, hanno alloggiato pagando (poco) soltanto per padre, madre e primi due figli, gli altri figli sono stati ospitati gratis (cioè a spese della comunità - come è giusto che sia). Auguri anche a te per una santa Pasqua.
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