di Sergio Fenizia
Pubblicato sul mensile Fogli, n. 389, gennaio 2013, pp. 8-9
Nei rapporti scuola-famiglia «il contatto diretto,
personale, non va abbandonato ». Non c’è dubbio. Non c’è sviluppo tecnologico che
tenga. Angela Nava, presidente del Coordinamento genitori democratici, ha detto
ciò che molti hanno pensato di fronte alla preoccupazione suscitata
dall’obbligatorietà dell’iscrizione on-line per l’anno scolastico 2013-2014, da
formalizzare tra i 21 gennaio e il 28 febbraio prossimi.
In verità, già da un anno, con il progetto del MIUR «Scuola
in chiaro», era prevista la possibilità che le famiglie procedessero
all’iscrizione dei propri figli nelle scuole scelte anche online, ma la domanda
andava comunque perfezionata in segreteria.
Per chi è alle rese con le novità, previste dalla legge n.
135 del 7 agosto 2012, è stata comunque predisposta un’apposita pagina web
all’indirizzo www.iscrizioni.istruzione.it dove, oltre alla lettera del
Ministro Francesco Profumo indirizzata alle famiglie, è possibile consultare una
brochure e uno spot RAI che aiutano a orientarsi: registrazione, ricerca della
scuola desiderata, compilazione del modulo di iscrizione, suo inoltro ecc. Per
chi non ha un computer o ha difficoltà nell’utilizzarlo, a quanto pare, sarà
sempre possibile recarsi nella segreteria dell’istituto prescelto, dove
riceverà adeguata assistenza.
Sottolineare l’importanza del contatto diretto e personale,
è un’esigenza sentita soprattutto da quanti temono (forse eccessivamente) il rischio
che la progressiva, sempre maggiore informatizzazione di varie dimensioni
scolastiche possa condurre a una spersonalizzazione delle relazioni. Registri
con dati sulla presenza e sui risultati di interrogazioni e verifiche
scolastiche aggiornati in tempo reale, consultabili dai genitori in ogni
momento tramite un monitor, senza la mediazione della parola di un docente ecc.
Scenari che possono apparire inquietanti…
Va ricordato, però, che anche in questo campo il vero
problema non sta nell’arginare le incessanti innovazioni, quanto piuttosto nel
gestirle in modo umano e nell’educare gli utenti a usare gli strumenti
tecnologici senza perdere di vista la ragion d’essere della loro esistenza,
della loro introduzione nelle dinamiche scolastiche.
Infatti, il fine per il quale essi vengono utilizzati, almeno
in linea teorica, non è quello di risparmiare tempo e risorse. Questo costituisce
un mezzo. Un mezzo per poter migliorare complessivamente proprio le relazioni
tra le persone, non certo per sostituirle e per dedicare il tempo e le risorse
a chissà che cos’altro. Ovviamente, occorre una intenzionalità costante per non
perdere di vista l’obiettivo. Inoltre, non va dato per scontato che tale lavoro
educativo sia facile, o sia alla portata di chiunque.
Come ha sottolineato l’americano Jonah Lynch ne Il profumodei limoni, la disponibilità di certi strumenti induce a una vita iperveloce, che
rischia di inaridire aspetti importanti della nostra relazionalità rendendoci a
volte incapaci di profondità. Non è del tutto vero – sottolinea Lynch – che gli
strumenti siano sempre neutri, indifferenti, e che la bontà o meno risieda solo
nell’utilizzo che se ne fa. L’esperienza insegna che gli strumenti non sono
tutti uguali, che alcuni di essi rendono più facili o più difficili certi
comportamenti.
Sarebbe ingenuità, per esempio, ritenere che la
sovrabbondanza o l’immediatezza delle informazioni sul rendimento scolastico
dei figli sia, di per sé, un aiuto per comprenderne lo sviluppo intellettivo, volitivo
e affettivo. Senza la necessaria mediazione dei docenti e senza un rapporto personale
il rischio dell’insuccesso educativo è dietro l’angolo.
Oggi, per informarsi sulla (teorica) offerta formativa degli
istituti, sulle loro attività, sui servizi, sui docenti, basta cliccare, sul
sito del Miur, la sezione «Scuola in chiaro». Molti genitori diligenti hanno
utilizzato certamente anche i siti internet delle varie scuole per farsene un’idea.
I più responsabili, però, si sono anche «scomodati» per andare di persona, e più
di una volta, nell’istituto che hanno scelto. Hanno parlato con il dirigente e
con vari professori, hanno assistito a vari incontri di presentazione e così
via.
Nessun genitore rinuncerebbe con leggerezza al contatto
diretto, personale, per quanto avanzate siano le opportunità tecnologiche.
A proposito di nuove tecnologie, bisogna sottolineare l’iniziativa
da apripista della Regione Lombardia. Come riportato da Il Giornale.it, i risultati
del progetto «Generazione Web Lombardia», fortemente voluto dall’assessore regionale
all’Istruzione, Valentina Aprea, hanno visto il coinvolgimento di «331
autonomie scolastiche, 1.398 classi, 32.325 studenti». «Quest’iniziativa», ha
spiegato Aprea, «ha permesso alle classi lombarde aderenti di adottare
strumenti tecnologici per le lezioni. Oltre 30.000 studenti hanno potuto dire addio
ai libri su supporto cartaceo».
"dalla libertà scolastica
(che non può prescindere dalla dimensione economica)
dipende il futuro dell’educazione"
Nei mesi scorsi, la Regione Lombardia si è messa in evidenza
anche grazie alla cosiddetta «Dote scuola», confermando e rafforzando quella
che, a giudizio del noto mensile Tuttoscuola, «si può ritenere la più concreta
e consistente forma di buono scuola – nella variante però del “buono studio” –
realizzata in Italia». Il sistema prevede «varie forme di aiuto, per un importo
complessivo di 81 milioni di euro». I beneficiari sono studenti delle scuole
statali e paritarie. In quest’ultimo caso, per le famiglie con reddito Isee
inferiore a 30.000 euro vengono introdotte quattro fasce di reddito. «Agli
studenti disabili che frequentano una scuola paritaria continua a essere erogato
un contributo annuale di 3.000 euro, a prescindere dal reddito. Sono anche previste
Doti per il merito. Bene la Lombardia, ma le altre Regioni?».
Con piacere facciamo eco a Tuttoscuola e ricordiamo ai
nostri politici che, se è vero che dall’educazione dipende il nostro futuro,
dalla libertà scolastica (che non può prescindere dalla dimensione economica)
dipende il futuro dell’educazione.
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