![]() |
"La rivoluzione decisiva a scuola, ce l’aspettiamo dagli insegnanti" (S.F.). Foto (pagina Facebook "Bianca come il latte, Rossa come il sangue - Il Film"): Filippo Scicchitano, Alessandro D’Avenia, Gaia Weiss. |
Dalle recenti elezioni
politiche emerge un quadro apparentemente poco favorevole per interventi di
politica scolastica di ampio respiro, che adottino strategie a lungo termine.
Inoltre, la speranza accesa in alcuni elettori dall’ascesa del Movimento 5
Stelle, che per certi versi sembra incarnare il nuovo che emerge, è stata
parzialmente delusa dalla posizione dei Grillini sulla libertà scolastica.
Si pensi, per esempio, alla decisione di sostenere un referendum consultivo «contro i finanziamenti alle scuole private paritarie», indetto nel comune di Bologna per il 26 maggio prossimo.
Un referendum che
rischia di alimentare un antagonismo tra scuole statali e scuole non statali
che non fa bene a nessuno. Un antagonismo che mal si concilia con il principio
di sussidiarietà che sempre più anima la produzione legislativa del nostro Parlamento
e che finirebbe col precludere ai meno abbienti la possibilità di accedere a
scuole pubbliche non statali, se queste venissero private di adeguati finanziamenti.
In una scheda
reperibile sul sito web del Nuovo Comitato Articolo 33 viene riferito, come
dato negativo, che «il Comune di Bologna, in seguito alla delibera del
29/04/2004, eroga finanziamenti diretti a favore delle 28 scuole convenzionate,
pari a 73 sezioni», aderenti alla «F.I.S.M. – Federazione Italiana Scuole
Materne, fondata in Bologna il 16/10/1974, come organismo associativo
promozionale delle scuole materne non statali che orientano la propria attività
all’educazione integrale della personalità del bambino, in una visione
cristiana dell’uomo, del mondo e della vita».
La scelta dei
Grillini, di appoggiare tale referendum, risulta quindi sorprendente in quanto
paradossalmente finisce col favorire una visione statalista, ancorata a schemi
vecchi, che ci si aspetterebbe lontani da chi in altri àmbiti promuove libertà,
efficienza, razionalizzazione delle risorse economiche.
Non per nulla, alcuni
potenziali elettori hanno preso momentaneamente le distanze dal Movimento, in
attesa di un eventuale ripensamento sul tema della libertà scolastica, che non
può prescindere dalla dimensione economica, come bene hanno capito – ne abbiamo
già parlato – gli amministratori della Regione Lombardia, che sono considerati all’avanguardia
nel sostegno del diritto allo studio grazie a iniziative come la «Dote scuola»
per ogni studente, in istituti statali e non statali.
In tema di politica
scolastica, comunque, oggi gli occhi di tutti sono puntati sul successore di Francesco
Profumo, il quale intanto il 4 febbraio scorso ha emanato l’Atto di indirizzo
2013 sulle priorità politiche del ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca per l’anno corrente.
Vi sono elencate dieci
priorità che in grossa sintesi vanno dal sostegno e potenziamento delle politiche
di innovazione tecnologica allo sviluppo di strategie della crescita, rilancio
e valorizzazione della ricerca; dallo sviluppo del sistema di valutazione della
performance del sistema scolastico al monitoraggio e completamento delle
riforme scolastiche e degli ITS.
L’unica indicazione
veramente «politica», sottolinea Tuttoscuola, «non a caso ripresa e amplificata dalle agenzie di stampa, si
trova, al punto c) della priorità 5, ed è così formulata: “occorre superare la maggiore
durata del corso di studi in Italia procedendo alla relativa riduzione di un
anno in connessione anche alla destinazione delle maggiori risorse disponibili
per il miglioramento della qualità e della quantità dell’offerta formativa,
ampliando anche i servizi di istruzione e formazione”».
Un’indicazione che al
momento, dice il ministro, è solo il frutto di un’analisi delle migliori
pratiche in Europa, e che comunque difficilmente potrà trovare realizzazione
nell’anno di riferimento.
Come nota Tuttoscuola, l’Atto di indirizzo 2013 «ha ben poco di
politico, e risente molto della filosofia tecnocratica che ha caratterizzato l’azione
svolta dal ministro Profumo», tutta tesa alla razionalizzazione del sistema
(più che alla sua riforma) e alla progressiva informatizzazione delle procedure
amministrative e dei processi formativi.
In tema di nuove
tecnologie, segnaliamo l’articolo di Serena Danna su La Lettura, del Corriere della Sera del 3 marzo. L’Italia sarebbe «un Paese competitivo nel campo
dell’educazione digitale». Ad affermarlo è John Fallon, amministratore delegato
«dell’istituzione inglese numero uno al mondo per l’apprendimento online: la
Pearson». John Fallon ha dichiarato che sono stati stretti «accordi con il ministero
dell’Istruzione per lavorare con le scuole pubbliche italiane e fornire
strumenti, formazione degli insegnanti, didattica». «La diffusione di
smartphone e tablet sta per superare quella dei pc. Significa che tra poco non
sarà la scuola a dover fornire agli studenti gli strumenti per studiare, tutti li
avranno già. Si tratterà di renderli adatti all’elearning».
Per digitalizzare la
scuola, comunque, ha detto Fallon, tra le altre cose «sono necessari nuovi
parametri di valutazione delle competenze» (quello globale proposto dalla
Pearson, precisa Serena Danna, è l’«Indice globale sulle capacità conoscitive e
il raggiungimento del livello d’istruzione»).
Molti vedono nelle
varie forme del digitale uno strumento che può condurre la didattica scolastica
verso nuove frontiere che facilitino la centralità dello studente nel processo
di apprendimento. Si tratta comunque di un percorso che non andrebbe enfatizzato,
anche se effettivamente molti ritengono che stia rivoluzionando il modo di
insegnare e di apprendere.
La rivoluzione
decisiva a scuola, comunque, ce l’aspettiamo dagli insegnanti. Molti dei quali,
a giudicare dalle voci che corrono nelle sale professori, attendono con
interesse l’uscita (prevista per il 4 aprile prossimo) del film omonimo tratto
dal romanzo di Alessandro D’Avenia Bianca come il latte, rossa come il sangue. Prodotto da Lux Vide
con Rai Cinema e diretto da Giacomo Campiotti (nel cast Filippo Scicchitano,
Luca Argentero, Gaia Weiss, Aurora Ruffino), contribuirà a dar voce a un modo
di intendere l’insegnamento più attento alla persona dello studente.
Il mio personalissimo parere è che se il nuovo che avanza sono i grillini, preferisco tornare all'età della pietra!!
RispondiEliminaE per il resto, mi sembra che invece bisognerebbe davvero tornare alle origini e riflettere sulle responsabilità intellettive ed educative della scuola e muoversi partendo da questi concetti. Bisognerebbe allora davvero considerare il merito e una consentire una certa libertà di espressione e gestione, non solo questioni economiche, che fanno apparire la scuola come un problema e non una risorsa.
Ciao Sergio, buona settimana!